La recensione di Daniela Camarda
Esistenzialismo amletico
Daniele Pecci, interprete e regista dello spettacolo, con una squadra di altri quattordici attori, ha portato in scena uno dei testi shakespeariani più complessi: Amleto.
Dovremmo essere in una corte cinquecentesca della Danimarca, invece i costumi in stile anni ’30, le scenografie contemporanee e i dialoghi rivisitati in una prosa più immediata, rendono la tragedia di Amleto un racconto attuale dal taglio esistenzialista.
Piccoli tagli, una traduzione più sciolta e l’approccio ironico del protagonista fanno emergere il nucleo centrale della tragedia: il conflitto con se stessi. La scelta di alcune azioni comporta inevitabilmente delle conseguenze, ma la lotta interiore si scatena nel momento in cui si perde la consapevolezza dei propri atti.
Ogni azione scatena una serie di eventi e che essi avvengano a corte, tra intrighi e complotti, ciò che prevale è il silenzio di riflessione sulla morte fisica e psicologica. Sofferenze che si alleviano con l’ironia e se la pazzia è “l’oro che brilla di più rispetto ad altri metalli”, l’Amleto di Daniele Pecci è apprezzato dal pubblico per la vivacità dei dialoghi che mettono in rilievo i nuclei più importanti della narrazione.
Il coinvolgimento emotivo è notevole: si odia il re Claudio (Giuseppe Antignati), si compiange la giovane Ofelia (Maria Chiara Di Mitri), si condanna la regina Gertrude (Maddalena Crippa) e si comprende la nevrosi dell’anima ribelle del giovane Amleto.
A rendere ancor più essenziale e contemporanea la tragedia shakesperiana concorre una scenografia minimale con lastre rettangolari di metallo dorato che fanno da sfondo alla scena, arredi degli anni trenta, un ampio tendone nero plissettato e luci soffuse alternate a faretti bianchi che alzano la tensione dei dialoghi.
L’attualità di questo Amleto si coglie nel momento in cui lo spettatore dimentica di essere nelle terre di una lontana Danimarca e si accorge che i conflitti in scena sono lo scheletro che regge la complessità del quotidiano.
Visto il 20/01/2017 a Bologna (BO) Teatro: Duse
http://www.teatro.it/spettacoli/dettaglio_spettacolo.asp?contrRecensione=OK&id_spettacolo=31560
Daniele Pecci, interprete e regista dello spettacolo, con una squadra di altri quattordici attori, ha portato in scena uno dei testi shakespeariani più complessi: Amleto.
Dovremmo essere in una corte cinquecentesca della Danimarca, invece i costumi in stile anni ’30, le scenografie contemporanee e i dialoghi rivisitati in una prosa più immediata, rendono la tragedia di Amleto un racconto attuale dal taglio esistenzialista.
Piccoli tagli, una traduzione più sciolta e l’approccio ironico del protagonista fanno emergere il nucleo centrale della tragedia: il conflitto con se stessi. La scelta di alcune azioni comporta inevitabilmente delle conseguenze, ma la lotta interiore si scatena nel momento in cui si perde la consapevolezza dei propri atti.
Ogni azione scatena una serie di eventi e che essi avvengano a corte, tra intrighi e complotti, ciò che prevale è il silenzio di riflessione sulla morte fisica e psicologica. Sofferenze che si alleviano con l’ironia e se la pazzia è “l’oro che brilla di più rispetto ad altri metalli”, l’Amleto di Daniele Pecci è apprezzato dal pubblico per la vivacità dei dialoghi che mettono in rilievo i nuclei più importanti della narrazione.
Il coinvolgimento emotivo è notevole: si odia il re Claudio (Giuseppe Antignati), si compiange la giovane Ofelia (Maria Chiara Di Mitri), si condanna la regina Gertrude (Maddalena Crippa) e si comprende la nevrosi dell’anima ribelle del giovane Amleto.
A rendere ancor più essenziale e contemporanea la tragedia shakesperiana concorre una scenografia minimale con lastre rettangolari di metallo dorato che fanno da sfondo alla scena, arredi degli anni trenta, un ampio tendone nero plissettato e luci soffuse alternate a faretti bianchi che alzano la tensione dei dialoghi.
L’attualità di questo Amleto si coglie nel momento in cui lo spettatore dimentica di essere nelle terre di una lontana Danimarca e si accorge che i conflitti in scena sono lo scheletro che regge la complessità del quotidiano.
Visto il 20/01/2017 a Bologna (BO) Teatro: Duse
http://www.teatro.it/spettacoli/dettaglio_spettacolo.asp?contrRecensione=OK&id_spettacolo=31560
Nessun commento:
Posta un commento